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Da quartiere industriale a fulcro della creatività: storia di Vanchiglia

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Vanchiglia è uno dei quartieri torinesi che più si è evoluto negli ultimi anni: da area a vocazione principalmente industriale (che le valsero il soprannome di “Borgh del fum”, Borgo del fumo), a uno dei centri della vita artistico-creativa della città, grazie all’apporto degli studenti e di tanti studi e botteghe di designer, artigiani, pittori, scultori.

Il toponimo Vanchiglia, che insieme a Vanchiglietta si estende da corso San Maurizio sino alla confluenza della Dora nel Po (nel grande parco della Colletta), nasce nel Medioevo: deriva, molto probabilmente, dal termine piemontese “vench”, che si riferisce al vinco, salice che cresce lungo i corsi d’acqua, e il suffisso -iglia indicherebbe un insieme numeroso. Un’altra ipotesi, invece, prevede che il quartiere prendesse il nome da “Val aquilia”, ossia valle appuntito, per la sua forma che ancora oggi è vagamente triangolare.

Abitata sin dall’epoca preromana dai Tarini, Vanchiglia iniziò a svilupparsi fra il XVIII e il XIX secolo, al di fuori delle mura cittadine, verso la confluenza di Dora e Po. Le case erano basse, tutte con problemi più o meno gravi legati all’umidità della zona, che risultava invasa dalle zanzare.

La riqualificazione del quartiere partì dal 1862, con la costruzione della Chiesa neogotica di Santa Giulia, mentre nel 1872 l’allora sindaco Rignon ordinò l’abbattimento di tutte le case fatiscenti (e ormai abbandonate).

La bonifica del quartiere proseguì in quegli anni e, nel 1899, l’otorinolaringoiatra Giuseppe Gradenigo vi fondò un ospedale, struttura originaria del Gradenigo attuale.

Nell’area di Vanchiglietta, intanto, sorsero diversi opifici: fra questi la Venchi, la Cigala & Bertinetti, le carrozzerie Farina.

Nella seconda metà del secolo scorso la vocazione del quartiere passò dall’industriale al residenziale, e una delle spinte decisive alla trasformazione dei giorni nostri è sicuramente l’inaugurazione del Campus Luigi Einaudi sul Lungo Dora Siena, progettato dall’archistar Norman Foster e inaugurato ufficialmente nel 2012.

Il Campus è uno degli edifici più riconoscibili, insieme alla famosa Fetta di Polenta, soprannome dato a Casa Scaccabarozzi: edificio trapezoidale progettato da Alessandro Antonelli, è uno dei più curiosi in città, “largo” appena 54 centimetri sul lato corso che si affaccia su via Giulia di Barolo.

Vanchiglia (che è stato il quartiere, fra gli altri, di Fred Buscaglione) è un quartiere in continua evoluzione, vivace perché animato dalla movida di via Santa Giulia e a due passi dal centro, data la sua vicinanza a piazza Castello.

All’inizio di Vanchiglia, fra corso Regina Margherita e corso San Maurizio, sorge Casa Hollywood, spettacolare progetto di Luciano Pia dalle forme originalissime: facciata esterna vetrata, struttura interna in legno e pannelli multistrato, serre bioclimatiche.

Una casa unica, che prende il nome dalla sala da ballo con cinema e teatro di cui ha preso il posto, e in cui proponiamo uno splendido appartamento di 130 metri quadri al quinto piano con soggiorno dotato di terrazzo/serra bioclimatica, angolo cottura, camera matrimoniale con balcone e bagno en-suite, seconda stanza da letto e secondo servizio.

Un vero e proprio pezzo di design, in un quartiere che oggi vive di design.

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